sabato 28 settembre 2013

Intervista di Annalisa Cuzzocrea a Gianni Cuperlo, La Repubblica, 28 settembre 2013

Gianni Cuperlo non ha pensato neanche per un istante che le dimissioni di massa del Pdl potessero essere annoverate nella categoria dei “bluff”. Il candidato alla segreteria del Pd le considera, invece, «un fatto gravissimo, che mina le fondamenta del patto repubblicano».

Quindi Letta ha fatto bene, a non sottovalutare le minacce del centrodestra?
“Ha fatto benissimo. La minaccia di un Aventino collettivo, che non ha precedenti in nessuna democrazia, è stata fatta mentre il premier era negli Stati Uniti, dove cercava di accreditare il nostro Paese davanti agli investitori internazionali. Per non parlare degli inaccettabili attacchi a Napolitano. Stanno attaccando gli equilibri istituzionali e avvelenando i pozzi della democrazia. Ora sarà Letta a valutare i tempi della risposta, che dovrà passare da un dibattito parlamentare improntato alla massima chiarezza. Non possono esserci zone d’ombra, i comportamenti di ogni forza politica saranno verificati davanti al Paese».
Nessuna zona d’ombra neanche sulla giustizia?
«Il tema è sempre stato affrontato dal premier nei termini corretti. Se si tratta di norme per velocizzare la giustizia civile, siamo sempre stati disponibili. Se invece si pensa ancora a proporre provvedimenti a uso esclusivo di una persona, questo è per noi un argomento irricevibile. E vero che la sovranità appartiene al popolo, ma il popolo la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione, che prevede l’equilibrio dei poteri e nega che il potere politico sia tale da poter sovrastare gli altri, negando la loro legittimità. E’ qui che si rompe lo spazio di un possibile dialogo. Nessuna logica di convenienza temporanea o momentanea può sovrastare l’affermazione di un principio».
A questo punto, come può questo governo avere un futuro?
«Gli spazi sono ristretti. È del tutto evidente che così non si va avanti. Lo slittamento del decreto che doveva sistemare i conti dimostra che l’irresponsabilità del Pdl mette a rischio l’economia del Paese. Sappiamo che l’impatto di una crisi oggi ricadrebbe sulle tasche delle famiglie e delle imprese, ma è evidente che il governo non rimane in piedi a qualunque costo. Ascolteremo le parole del premier e il dibattito che ne seguirà consapevoli del fatto che sono scaduti i termini delle minacce, delle tattiche, dei ricatti».
Serve un nuovo governo?
«Se Letta dovesse cadere non c’è alcun automatismo che ci porti al voto. Bisognerebbe verificare in Parlamento la possibilità di una maggioranza di segno diverso, in grado di assumersi l’onere di portare a compimento i due obiettivi principali: la legge di stabilità e la riforma elettorale».
Si può fare con qualche decina di transfughi Pdl o 5 stelle?
«Non faccio ipotesi perché indebolirebbero la verifica di Letta, che ha la nostra piena fiducia, ma non si può proseguire come se nulla fosse».
Se si andasse al voto e Renzi fosse il candidato premier, lei potrebbe guidare il partito.
«Diamo gerarchia alle priorità. Siamo di fronte a rischi enormi e a un pericolo grave. Il congresso del Pd è cosa serissima che spero si possa fare nei tempi previsti, ma se la situazione dovesse accelerare verso nuove elezioni sarà importantissimo costruire un centrosinistra largo, che vada ben oltre i confini del Pd, recuperi il rapporto con Sel, parli alla società italiana, ai movimenti, alle forze vive del Paese, con un candidato premier scelto dalle primarie di coalizione».

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