venerdì 8 novembre 2013

Cuperlo: "Contano gli iscritti non solo le primarie, così i renziani fanno morire il partito"


Intervista a Gianni Cuperlo di Giovanna Casadio - La Repubblica


«Attenti a non ridurre il segretario del Pd a una caricatura». Gianni Cuperlo, lo sfidante di Renzi alla guida del partito, difende gli iscritti, «il radicamento del partito». Non le regole che i Democratici si sono dati. Anche se il congresso, dice, non è certo una discussione sulle regole, ma sul Paese, sulla giustizia sociale e i diritti. Sui tesseramenti gonfiati, non accusa i renziani, però rilancia: «Si blocchi tutto e si annullino i casi controversi». 

Cuperlo, come si è arrivati dall`orgoglio dei tesseramenti alla vergogna delle tessere gonfiate, dei brogli nei circoli? 

«Ho un rispetto profondo per gli iscritti al mio partito. Sono un tesoro di impegno civile e umanità. In questi anni si sono fatti carico di tutto, dal montaggio dei gazebo alle campagne elettorali. E` un patrimonio di persone perbene con una forza di volontà e una passione che tolgono il respiro. Noi dobbiamo convincerli che il loro è un partito sano e trasparente e che i tesseramenti gonfiati, per quanto circoscritti, sono un oltraggio prima di tutto verso chi ha resistito all`invito martellante che vedeva il nostro partito e in generale i corpi sociali come un residuo da cancellare. E per questo che ho sollevato il problema, perché ne va della nostra identità». 

Sia Renzi che lei non potevate non sapere. 

«Ho chiesto che si andasse fino in fondo, senza guardare a chi ne ha beneficiato. Perché nessuno può beneficiare di metodi che sono un danno per tutti. Da mesi io parlo del paese, di come rinnovare l`ambizione e la speranza di una sinistra vincente. Ma ritengo del tutto sbagliata l`idea che gli iscritti siano un ingombro, un sovrappiù rispetto all`appello diretto al popolo». 

Renzi è un populista? 

«Ho letto che il sindaco di Bari avrebbe detto "adesso aboliamo gli iscritti". Mentre altri sostengono che vada abolita la convenzione con il voto degli iscritti per andare subito alle primarie perché solo il voto dell`8 dicembre conta». 

Quanto appunto hanno sostenuto i renziani. 

«Se si ragiona così muore il Pd. E non solo perché un partito senza iscritti è come una democrazia senza elezioni, non esiste in natura, ma perché i diritti di chi si iscrive sono una parte fondamentale della rivoluzione che dobbiamo fare». 

Cos`è diventato il Pd, un votificio e un partito di oligarchie? 

«No. Quando sento liquidare il voto di 330 mila iscritti come l`espressione degli apparati, penso che chi lo dice non sappia di cosa sta parlando. 330 mila persone non sono una oligarchia, sono una comunità». 

Lei vuole un "partito pesante", fatto di iscritti, di sezioni? 

«Voglio una forza popolare e radicata nel paese. Penso a un partito-società, a un partito-movimento che si organizza sulla base di principi e traguardi che scuotano le coscienze. Voglio un partito che si opponga all`idea che ciascuno debba rimanere isolato nel suo rapporto con il potere perché in quel modo il potere, anche quando viziato, avrà sempre la meglio». 

Diffidando delle primarie non si condivide il timore di Sposetti, per il quale ai gazebo potranno votare anche delinquenti e pedofili? 

«La battuta di Sposetti è sbagliata. Non solo non diffido ma ho una grande fiducia nelle primarie e nella saggezza del popolo democratico. Però quelle primarie hanno bisogno di una forza alle spalle: il Pd non può ridursi a un comitato elettorale permanente». 

Pensa di vincere le primarie? 

«Penso che il nostro sia un congresso aperto e questi primi risultati hanno sorpreso anche me. È stato raccontato come un congresso scontato. Invece quella che emerge è una grande voglia di ricostruire una sinistra moderna, di reagire al pensiero unico e anche di ribellarsi alle scelte del circuito politico-mediatico». 

Se vincesse Renzi sarebbe disposto a un ticket? 

«Mi sono candidato a fare il segretario sulla base di un impianto culturale che non è quello di Renzi». 

A norma di Statuto (che non siete riusciti a cambiare) il segretario diventa anche il candidato premier. Lei non pensa a palazzo Chigi? 

«No, sono primarie per scegliere il segretario del Pd. Chiunque avrà questo compito vi si deve dedicare anima e corpo. È caricaturale l`idea che descrive il segretario del principale partito del centrosinistra rinchiuso nelle stanze del Nazareno a fare riunioni inutili. Il segretario del Pd dovrà percorrere questo Paese in lungo e in largo, tornare nei luoghi della sofferenza e anche dove si misura la risposta alla crisi. Se si vuole cambiare tutto nella sinistra e nel paese, ci si candida a guidare una alternativa vera. Ma questo non lo si fa come secondo lavoro».

Fonte: La Repubblica

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