martedì 29 ottobre 2013

Gianni Cuperlo, il Partito Democratico e la capacità di "prevedere il presente"

Articolo di Roberto Finzi*

Un gran personaggio intellettuale e politico del ‘700 francese, il cui nome si trova in tutti i manuali ma il cui pensiero, come spesso capita, è poco noto scriveva, giovane, per se stesso: “ la legge dell’aberrazione  non è limitata all’ astronomia. Si estende a tutti gli oggetti della conoscenza umana e soprattutto alla politica. Ogni specie di luce non viene a noi che attraverso il tempo, più la progressione è lenta, più l’oggetto, travolto dal movimento rapido che allontana o avvicina tutti gli esseri, è già lontano dal luogo in cui lo vediamo: prima che noi abbiamo appreso che le cose stanno in una situazione determinata, esse ne hanno già cambiata molte volte. Così apprendiamo sempre gli avvenimenti troppo tardi e la politica ha sempre bisogno di prevedere, per così dire, il presente “.
Può farlo, in una società complessa come la nostra, solo attraverso la composizione di molte esperienze e molti saperi. In una parola per il tramite di un partito, strumento che va rinnovato, e molto rispetto a quello “ novecentesco”, un termine che in bocca a molti ( troppi) sembra una oscenità. Un congegno che invece resta essenziale a una politica democratica. Ce lo dice, del resto la costituzione ( altro attualissimo “ arnese” novecentesco ) che lo delinea come “ corpo” in grado di riunire ed elaborare esigenze e conoscenze per poi tradurli in concreti provvedimenti nelle sedi istituzionali deputate.
Sui modi del suo indispensabile rinnovamento-mutamento in relazione, in primis, ai cambiamenti, rapidi, della società e a come in concreto si è trasformato nel tempo a causa di necessità oggettive ma anche, e non poco, di soggettivi stravolgimenti delle sue funzioni ha detto cose interessanti Fabrizio Barca. Che non van prese per oro colato – è lui stesso il primo a dirlo – ma che di certo costituiscono un utile punto di riferimento.
In particolare mi sembrano essenziali tre irrinunciabili premesse: 1. l’abbandono, il definitivo seppellimento, di una concezione leaderistica del partito; 2. la netta separazione tra funzioni di partito e funzioni pubbliche; 3. La necessità che i saperi diffusi, e molecolari, che il partito deve sapere cogliere, organizzare, ridurre a concrete soluzioni sottoposte a verifica e “ sperimentazione” siano – debbano essere – collocati in un quadro di valori comuni.
Questi ultimi definiscono, per così dire, il “ perimetro” sociale, culturale e politico del partito. E per questo e con questo un linguaggio comune, attraverso cui i militanti si esprimano riferendosi ai medesimi oggetti. La sua elaborazione – basta riflettervicisi un istante – è parte costitutiva di una “ identità” ( del partito e dei suoi militanti) che non può prescindere da una approfondita analisi, valutazione e riappropriazione critica delle sue radici, che sono un complicato, tortuoso fatto storico non un proclama ideologico. Ne consegue la necessità anche di un lungo, paziente, per nulla scontato lavoro di formazione dei militanti.
Perché Barca sino ad ora non abbia voluto esplicitare la sua personale propensione per una delle candidature alla segreteria del PD in campo, non so. Attiene a sue private, insindacabili, valutazioni.
Per quanto mi riguarda la sua elaborazione mi ha rafforzato nel convincimento che la persona adatta oggi a guidare il PD sia Gianni Cuperlo nelle cui posizioni vedo la capacità di “prevedere il presente” che dovrebbe caratterizzare ogni buon politico. Ma al di là della sua solida e persuasiva personalità va sottolineato che solo lui, tra i candidati in lizza, rifiuta ogni torsione leaderistica del partito e della sua direzione. Cosa che – non c’è bisogno di ri-cordarlo – non si può proprio dire di Renzi! E nemmeno – nei comportamenti – di Civati.
Cuperlo si è impegnato pubblicamente e, direi, solennemente, a dedicarsi, se vincerà, in modo completo al partito, prefigurando in tal modo la separazione tra funzioni di partito e funzioni pubbliche. Un processo che - ovviamente – avrà bisogno di passaggi successivi, perfezionamenti, attuazione in tempi giusti e forme adeguate. Nei suoi scritti e nei suoi discorsi sono esemplificate in modo inequivoco la sua adesione al metodo dello “ sperimentalismo democratico” e la rappresentazione di un quadro di valori. Di conseguenza un linguaggio comune, la cui mancanza è foriera di equivoci gravi. Babele è la premessa dell’incomprensione e dell’impotenza politica.
Se questo sarà il progetto di partito che uscirà dal congresso la sinistra italiana potrà disporre di un potente strumento di crescita civile per tutto il paese. Influendo, senza possibilità di fraintendimenti, anche sul modo d’essere degli avversari. E Dio sa quanto l’Italia e l’Europa necessitino di destre e centrodestra adeguati alle sfide dei tempi e non adagiati e sguazzanti in più o meno truci populismi.


*Roberto Finzi ( Sansepolcro 1941 ) ha insegnato Storia Economica, Storia Sociale, Storia del pensiero Economico negli Atenei di Bologna, Ferrara e Trieste. Ha pubblicato con alcune tra le più prestigiose case editrici italiane ed europee ( Einaudi, Laterza, Il Mulino, Edizioni di Storia e Letteratura, PUF, Cambridge University Press). Suoi scritti sono apparsi, oltre che in Italia, in Argentina, Belgio, Brasile, Cina, Francia, Gran Bretagna, Giappone, Spagna, Stati Uniti. 

lunedì 28 ottobre 2013

69 Amministratori pubblici del territorio bolognese a sostegno di Gianni Cuperlo


Un appello degli amministratori del territorio bolognese a sostegno della candidatura di Gianni Cuperlo a Segretario del Partito Democratico. Sono 69 le firme degli amministratori. Come primi firmatari spiccano i nomi di Simonetta Saliera, Vicepresidente della Regione Emilia Romagna e Tiberio Rabboni, Assessore regionale all'Agricoltura. E poi Giacomo Venturi e Gabriella Montera, rispettivamente Vicepresidente e Assessore della Provincia di Bologna e Simona Lembi e Stefano Caliandro, rispettivamente Presidenti del Consiglio Comunale di Bologna e del Consiglio Provinciale. Seguono 13 Sindaci del territorio, 5 Presidenti di Quartiere e un Vicepresidente, 10 Consiglieri Provinciali, 10 Consiglieri del Comune di Bologna e 24 Consiglieri di Quartiere.
Secondo l’appello “ il modello del neoliberismo ha fallito”. Gianni Cuperlo propone un nuovo modello di società  fortemente innovativo, basato sui principi dell’uguaglianza, sulla promozione dei diritti, sul primato della politica sull’economia e la finanza. Infine Gianni Cuperlo sostiene che chiunque si candidi a guidare il PD debba farlo a tempo pieno, prevedendo la separazione del ruolo e dei compiti del partito da quelli di governo.
Parte dunque la campagna elettorale per le Primarie del PD che si svolgeranno l’8 Dicembre. Gianni Cuperlo, che sarà a Bologna il 31 Ottobre, può contare quindi sull’appoggio e sul sostegno di tanti amministratori del territorio bolognese. “Sarà una competizione vera”- sostiene Stefano Caliandro, portavoce del Comitato BolognaxCuperlo - “Nel rispetto di tutte le candidature in campo, Gianni Cuperlo rappresenta la vera novità. Perché in questi anni abbiamo assistito a messaggi troppo ambigui che non sono stati apprezzati dal nostro elettorato. Cuperlo in questo senso propone invece un’idea chiara della società verso cui tendere. Un modello di partito organizzato e basato più sull’agire collettivo che sugli individualismi. Questi i motivi principali del nostro sostegno”.

Questo l'appello firmato:

APPELLO DEGLI AMMINISTRATORI PUBBLICI A SOSTEGNO DI GIANNI CUPERLO

Sosteniamo Gianni Cuperlo alla Segreteria del Partito Democratico perché riteniamo che, dopo vent'anni di una politica eccessivamente personalistica, sia giunto il momento di cambiare davvero. Cominciando a promuovere il valore di un agire politico incentrato più sul “NOI” che sull’ “IO”.
Gianni Cuperlo propone un modello di società verso cui tendere basato su una visione legata non a sole emergenze contingenti, ma a prospettive di medio e lungo periodo facendo tesoro degli avvenimenti degli ultimi decenni, soprattutto in termini socio-economici.
La teoria economica del neoliberismo ha indebolito il Paese, il ruolo della politica ed il pensiero del centro-sinistra. Da qui la necessità come Partito Democratico di ripartire: dalle persone, dal lavoro, da una nuova idea di società che si basi sulla costruzione di un pensiero critico e non sulla sopravvalutazione dell'immagine. Da un partito che ridefinisca valori e principi fondanti su cui ridare fiducia alle persone e alle famiglie.

Ecco i principali motivi per cui, come Amministratori, appoggiamo Gianni Cuperlo:

- perché parla a tutte le persone dicendo chiaramente che i più deboli vanno tutelati, che i lavoratori e le fasce sociali economicamente svantaggiate devono essere quelle da salvaguardare nell'azione politica del Partito Democratico, garantendo a tutti diritti realmente esigibili;

- perché definisce prioritario pensare alla società del futuro attraverso una Politica che torni ad acquisire autorevolmente il suo primato su Economia e Finanza, guidando i processi e non subendoli, consentendole di ritornare ad essere guida fondamentale per lo sviluppo economico e sociale del Paese;

- perché crede in un Partito Democratico che abbia un ruolo fortemente europeista, promotore di politiche europee che siano espressione forte e coesa degli Stati membri, non solo attente alla giusta necessità di gestire bilanci e conti pubblici, ma volte a migliorare realmente, con spirito solidale, la qualità di vita delle persone;

- perché crede in un Partito Democratico popolare, forte, strutturato ed organizzato sul territorio. Un Partito che si impegna a costruire una cultura politica utile e vicina alle persone e a non essere un mero "comitato elettorale";

- perché propone una separazione fra il ruolo del Partito ed il ruolo del Governo, con il primo teso ad interpretare i bisogni delle persone e a delineare una visione equa della società, ed il secondo impegnato nell'attuazione di provvedimenti efficaci e concreti per il miglioramento del Paese;

- perché pone un limite ai doppi e tripli incarichi chiedendo a chi si occupa del partito, in primis al Segretario, di farlo in maniera esclusiva;

Gli amministratori pubblici del Territorio Bolognese

Simonetta Saliera
Tiberio Rabboni
Giacomo Venturi
Gabriella Montera
Simona Lembi
Stefano Caliandro
Sergio Maccagnani
Vincenzo Naldi
Marco Monesi
Anna Teresa Vergnana
Roberto Brunelli
Vladimiro Longhi
Giulio Pierini
Irene Priolo
Valerio Toselli
Sandra Focci
Graziella Leoni
Gianluca Stefanini
Loris Ropa
Daniela Occhiali
Nara Rebecchi
Raffaele Finelli
Edgarda Degli Esposti
Anna Cocchi
Maria Grazia Barrufaldi
Nadia Musolesi
Massimo Gnudi
Mariuccia Fusco
Renato Ballotta
Rossella Lama
Marianna Mignani
Angelo Marchesini
Leonardo Barcelò
Marzia Benassi
Francesco Critelli
Claudio Mazzanti
Daniela Turci
Maurizio Ghetti
Corrado Melega
Daniele Ara
Simone Borsari
Nicola De Filippo
Elena Leti
Vincenzo Naldi
Roberto Marega
Giorgio Borelli
Silvia Lolli
Annamaria Russo
Franco Cima
Angelo Garbin
Roberto Landi
Raffaele Persiano
James Tramonti
Bruno Alampi
Daniele De Maria
Maria Liguori
Luca Paglioni
Bruno Sedda
Davide Speme
Paolo Cavalieri
Marco Bertuzzi
Matilde Madrid
Vinicio Zanetti
Amedeo Bianchi
Giuseppe Muscarnera
Francesca Rossi
Francesco Massarenti
Luca Montanari
MariaRosa “Doda” Pancaldi

giovedì 24 ottobre 2013

L’ambiente del futuro comincia dal presente

Se è vero che dalle crisi, comprese quelle economiche, si esce con una trasformazione, è altrettanto vero che la questione ambientale non può restarne estranea ancora a lungo, almeno per due ordine di considerazioni: la prima, la contingenza, che la pone fra gli avvenimenti di cui ci spetta tener conto, la seconda, l’urgenza, che la pone saldamente nel presente e, per alcuni aspetti, ormai già radicata nel recente passato.  Non si può fare a meno, insomma, di analizzarne i molteplici aspetti capaci di influire sul nostro mondo, e sulla nostra visione del mondo. La coscienza ambientale, d’altronde, non è più circoscritta a pochi adepti, ma ha raggiunto da tempo il livello mondiale, dove gli accordi e i trattati segnano le pagine di storia del presente, e mostrano tutta la difficoltà di affrontare le reti di un sistema complesso quale quello naturale, dove ogni cosa è interdipendente e noi stessi ne siamo parte.
I dati scientifici del cambiamento climatico in atto parlano nella lingua dei numeri e dei grafici, ma i percorsi reali delle quantità diventano poi fatti molto concreti, come estensione delle aree siccitose o aride, modifica della produzione agroalimentare, incremento dei fenomeni atmosferici estremi, alterazione del ciclo dell’acqua, inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo, locale e globale, consumo di risorse naturali, diminuzione della copertura forestale, riduzione della biodiversità. Se l’ambiente naturale ha un valore in sé e il suo degrado è una perdita di tale valore, ormai sono ben evidenti anche le conseguenze dirette sulla sfera umana e sociale, che assumono l’aspetto di una diseguaglianza che porta un tema di giustizia sociale: la diseguaglianza climatica e ambientale.  Nei Paesi ricchi, essa assume prevalentemente l’aspetto di periferie urbane squallide in cui vivono milioni di persone che non possono permettersi di vivere altrove, nei Paesi più poveri, essa ha l’aspetto della povertà, spesso estrema, causata da molti fattori fra cui non ultimi l’aridità dei suoli, la siccità, o viceversa le inondazioni, il continuo consumo di risorse naturali che non hanno il tempo di rinnovarsi.  L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati prevede che entro il 2050 si raggiungeranno i 200 milioni di profughi ambientali, prevalentemente dal Sud del mondo, dove l’impatto dei cambiamenti climatici sulla produzione agricola è già ora, e sarà sempre più, molto forte. Già nel Primo Assessment Report dell’IPCC (l’organismo dell’ONU che studia il cambiamento del sistema climatico) nel 1990 si sosteneva che il peggior effetto che la modifica del clima globale avrebbe causato sarebbe stato quello migratorio.
Il tema è complesso, ma con aspetti ormai chiari: l’ultimo Rapporto IPCC appena pubblicato, il Quinto, afferma con chiarezza che “il riscaldamento globale è inequivocabile e che molti dei cambiamenti osservati, a partire dagli anni ’50 del novecento, sono senza precedenti su scala di millenni”. Anche le cause sono ormai certe: il medesimo Rapporto scrive che “l’influenza umana sul sistema climatico è chiara” ed è legata all’aumento della concentrazione atmosferica di gas ad effetto-serra. Gas provenienti dalle attività umane, troppo invasive e troppo gravose, e forse spesso anche troppo obsolete.
Dunque, lo stato dell’ambiente ci coinvolge direttamente, entra nelle nostre vite, e ci porta a studiare nuove strade per il futuro. A partire dalla crisi che stiamo vivendo: una svolta economica verso produzioni e processi più leggeri per l’ambiente, e verso interventi capaci di alleggerire il carico attuale (di cui c’è gran bisogno), può rinnovare e fare partire ciò che ora è fermo, migliorando anche le condizioni di vita di molti, con i connessi effetti sulla salute, e riducendo le diseguaglianze ad esse legate. Migliorando, infine, lo stato dell’ambiente e limitando la portata del cambiamento climatico a livello globale.
Si parla spesso di economia verde come mezzo per creare genericamente posti di lavoro: il “verde” nell’economia va ben oltre, portando verso la creazione di posti di lavoro utili, cioè un elemento cardine di una vera “economia reale”.
Un’economia umana, in cui non manchi la produzione locale agroalimentare, biologica, vivibile in modo sano anche per gli animali d’allevamento. Un’economia che si fondi su una produzione energetica sempre più pulita, in cui il risparmio e l’efficienza energetica siano prassi consolidata che crea valore aggiunto, in un contesto di continua ricerca di miglioramento della qualità dell’aria e riduzione dell’utilizzo dei combustibili fossili. Un’economia, infine, che sappia ridurre il consumo di materiali vergini, creando nuova materia dal rifiuto, nuova vita dai prodotti, maggiore efficacia nei processi di trasformazione.
Un cambiamento che in parte è già iniziato: oggi ci sono tecnologie mature a affidabili in molti settori, ci sono filiere industriali, ci sono imprese di ogni dimensione impegnate in progetti “verdi” che stanno resistendo alla crisi meglio di molte altre. Molte città italiane hanno aderito al Patto dei Sindaci europeo, impegnandosi a superare gli obiettivi comunitari di riduzione delle emissioni e incremento delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico al 2020, molti Comuni raggiungono i vertici della raccolta differenziata dei rifiuti, oltre 1.000 soddisfano i bisogni energetici delle famiglie con le fonti rinnovabili.
Ci si può misurare con le grandi questioni ambientali globali a partire dal locale, interpretando le sfide che ci attendono e proponendo risposte capaci di disegnare un progetto di futuro. Un futuro in cui l’ambiente non sia soltanto il luogo del prelievo delle risorse, e il luogo dello spargimento dei rifiuti dopo l’utilizzo di ciò che è stato trasformato in merce, ma sia di nuovo il luogo dove vivere, come parti, consapevoli, di una rete più grande e complessa.

Claudia Castaldini
Legambiente

Per maggiori informazioni:
http://claudiacastaldini.ilcannocchiale.it/

sabato 19 ottobre 2013

Sabato 19 ottobre - Gianni Cuperlo a "Che tempo che fa"

Sabato 19 ottobre il candidato alla segreteria del PD Gianni Cuperlo sarà ospite della trasmissione "Che tempo che fa" di Fabio Fazio, in onda su Rai3 a partire dalle 20.10.

giovedì 17 ottobre 2013

Venerdì 18 ottobre - Ore 16 - Lancio della Campagna di Gianni Cuperlo Segretario

Venerdì 18 ottobre a partire dalle ore 16 sarà possibile seguire il lancio della campagna di Gianni Cuperlo sul nuovo sito internet www.giannicuperlo.it
 


mercoledì 16 ottobre 2013

Cuperlo: Sulla legge elettorale Epifani convochi i candidati segretari per proposta condivisa

 
La riforma della legge elettorale è una urgenza non più eludibile. La modifica del Porcellum è un imperativo. In Senato la commissione Affari costituzionali sta lavorando per portare in aula in breve tempo una ipotesi di riforma. In vista di questo passaggio parlamentare credo sia necessario che il Pd si presenti unito con una propria proposta che tenga insieme da una parte le esigenze di merito che riguardano la difesa del bipolarismo, l’esigenza di governabilità, il diritto dei cittadini di scegliere e riconoscere gli eletti, e, dall’altra, la necessità di individuare in Parlamento la più’ ampia convergenza. Noi dobbiamo abbandonare il Porcellum.
Per questo ritengo utile, anche in vista della campagna congressuale che vedrà impegnato il partito nelle prossime settimane, che Epifani convochi un incontro con i quattro candidati per una discussione chiara e trasparente. Come Pd dobbiamo fare in modo che il tema della riforma elettorale diventi un punto di forza della nostra identità comune e non un tema di incursioni e di divisione.

lunedì 14 ottobre 2013

Lunedì 28 ottobre - Matteo Orfini a Bologna

Lunedì 28 ottobre a partire dalle ore 20.45 presso la Sala Falcone-Borsellino, in via Battindarno 123, Bologna, Matteo Orfini parteciperà all'incontro a sostegno della candidatura di Gianni Cuperlo.
Questo il volantino dell'iniziativa 



«Sui diritti umani, sulla dignità delle persone, non si possono inseguire i sondaggi»

Intervista a Gianni Cuperlo di Simone Collini – L’Unità

A Gianni Cuperlo non sono piaciute le uscite di Renzi contro il messaggio di Napolitano su amnistia e indulto. Provvedimenti, dice lo sfidante del sindaco nella corsa per la segreteria del Pd richiamando quel che è scritto nella nostra Costituzione, utili proprio a ristabilire «un fondamentale principio di legalità che oggi viene violato in modi palesi e clamorosi».

Renzi si dice «in disaccordo» con Napolitano su amnistia e indulto: qual è la sua posizione, onorevole Cuperlo?
«Il Capo dello Stato ha posto un problema di sopravvivenza e di dignità che riguarda oggi migliaia di persone detenute nelle nostre carceri. Peraltro lo ha fatto in maniera tutt`altro che improvvisata, ma dopo che da mesi aveva denunciato queste condizioni di vita anche alla luce delle visite svolte nel carcere di San Vittore e in quello di Poggioreale, e quindi con una consapevolezza piena del dramma che si consuma dietro quelle mura e del grado di disumanità che contraddistingue tanta parte dei nostri penitenziari».
Però non ha ragione Renzi nel sostenere che la legalità è un valore di sinistra, e che quindi non si può approvare una misura come l`amnistia? Che non sarebbe serio, educativo?
«Guardi, noi oggi stiamo calpestando un principio di legalità nel momento stesso in cui viene violato l`articolo 27 della Costituzione, che stabilisce una cosa molto chiara: le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Allora, se vogliamo trasmettere ai nostri figli il valore della legalità, la premessa è che non può essere lo Stato per primo a violare quel principio nelle carceri della Repubblica. Aggiungo che noi siamo stati più volte richiamati al rispetto dei diritti umani dentro le nostre carceri dalla Corte europea dei diritti. E non si può essere europeisti a corrente alternata, sull`attenti quando si discute di Fiscal compact ma disattenti quando si parla di diritti umani».
Non crede che per risolvere il problema servano misure strutturali più che interventi come l`amnistia o l`indulto?
«Certamente, ma la premessa è che la politica, il Pd e la sinistra non possono lavarsi le mani rispetto a questo gigantesco scandalo inseguendo, magari per convenienza, la logica dei sondaggi. Dopodiché è chiaro che bisogna affrontare subito questa emergenza, e lo si deve fare con un pacchetto di misure immediate che prevedano un sistema di pene alternative alla detenzione, la messa in prova, nei casi possibili la detenzione domiciliare o l`avvio in comunità di recupero. Si intervenga sulle correzioni necessarie, sulle leggi che hanno finito con l`aggravare il problema, a cominciare dalla Fini-Giovanardi sulle droghe per arrivare alla Bossi-Fini sull`immigrazione. Dentro questo ragionamento che prevede degli interventi strutturali per ridurre il numero dei detenuti in tempi rapidi si colloca il senso del messaggio del Capo dello Stato, che invita il Parlamento a riflettere anche su eventuali provvedimenti di clemenza. E dunque è una responsabilità morale, prima che politica, della classe dirigente del Paese farsi carico della questione per come è stata posta da un messaggio, quello del Quirinale, che va letto e considerato nella sua ispirazione e interezza».
Da questo ragionamento sembra però rimanere fuori il tema della sicurezza dei cittadini.
«No, perché è chiaro che noi dobbiamo tener conto da un lato della tutela dei diritti umani dei detenuti e dall`altro del problema della sicurezza dei cittadini nel loro complesso. Ma anche quest`ultimo, lo dobbiamo sapere, non è un problema che si può separare dalla condizione di vita dentro carceri che attualmente sono tutto meno che luoghi di riabilitazione e di rieducazione mentre rischiano di funzionare come palestre di illegalità».
Resta il fatto che nell`opinione pubblica è prevalente la contrarietà a misure come amnistia o indulto: non è un problema per un Pd che già governa con il Pdl e che deve aspirare a crescere nei consensi?
«Qui non si tratta di inseguire l`umore dell`opinione pubblica. Ripeto, qui si tratta di raccogliere la verità più profonda del messaggio di Napolitano e di ristabilire il principio dello Stato di diritto in un Paese che sul punto fondamentale della condizione di vita dei detenuti sta offrendo da troppi anni una immagine indegna di una grande nazione civile ed europea. Non dimentichiamolo mai, noi siamo la patria di Beccaria. E che un Paese con la nostra storia, tradizione, cultura, possa ridurre questo dramma umano e sociale a una polemica di parte o di giornata è un`idea semplicemente irricevibile».

sabato 12 ottobre 2013

Amo la Costituzione, ma cambiarne la seconda parte non deve essere un tabù. Tocca a noi dire quali istituzioni servono all'Italia.

Per formazione e per cultura politica considero la Costituzione come la bibbia laica del nostro vivere comune. Nella sua prima parte, nei principi fondamentali, è scolpita non solo la storia nobile che abbiamo alle spalle, ma la parte migliore di noi, l’orizzonte ideale e umano cui tendere ancora e costantemente. Credo che chiunque si professi oggi difensore di quella Carta e della sua ‘promessa’di civiltà non possa respingere a priori l’idea che ci siano strade diverse per avvicinare quell’orizzonte. È importante che la discussione sulla riforma dell’ordinamento dello Stato, cioè della seconda parte della Costituzione, sia l’occasione di una riflessione corale e serena su come l’organizzazione delle istituzioni può creare le condizioni migliori per la concreta affermazione dei principi fondamentali in un tempo nuovo e proiettarne la forza profetica nei decenni che abbiamo di fronte. Il cambiamento della parte ordinamentale non può essere un tabù in un momento in cui il Paese vive una crisi drammatica nella quale anche l’assetto istituzionale ha giocato un ruolo non piccolo nell’allontanare il Paese dalla frontiera della modernità. Tocca a noi dire quali istituzioni e quali poteri servono all’Italia di oggi e di domani. Le polemiche che hanno accompagnato l’iniziativa “Costituzione, la via maestra” fanno doppiamente male. Da un lato perché tra gli organizzatori ci sono alcuni tra coloro che ho avuto maestri nella scoperta della bellezza e della luminosità di quella Carta, dall’altra perché più d’ogni altra cosa temo la frattura, l’incomprensione tra coloro che vogliono difenderla. L’unità del popolo che ama la Costituzione è un valore da preservare ed è per questo che penso sia giusto aderire solo a iniziative che rispecchiano questo intento. Credo sia questo l’unico modo per dare forza a quell’amore e allargare la fede in quei principi e valori, proiettarli nel futuro e nella vita quotidiana di milioni di persone, farne ‘senso comune’ per le nuove generazioni cresciute in una terra di nessuno – questo sono stati gli ultimi venti anni – che deve diventare finalmente terra di tutti. Questo è il tempo per farlo.

Gianni Cuperlo
Roma, 12 ottobre 2013

giovedì 10 ottobre 2013

IMPORTANTE! RINVIO ASSEMBLEA REGIONALE DEI COMITATI CUPERLO DEL 12 OTTOBRE

Desideriamo informarvi che l'assemblea dei comitati Cuperlo dell'Emilia-Romagna, prevista per il 12 ottobre a Bologna, è stata rinviata per avere la possibilità della presenza di Gianni Cuperlo .
La nuova data vi sarà comunicata tempestivamente, appena avremo concordato con il nostro candidato  la sua presenza in Emilia-Romagna.
Un cordiale saluto
 
Comitato Cuperlo Emilia-Romagna  

mercoledì 9 ottobre 2013

FISCO: CUPERLO, MENO TASSE SU LAVORO E IMPRESA CON RECUPERO GRANDE EVASIONE


“La lotta alla grande evasione e alla grande elusione non va data per scontata e può portare ad un recupero di gettito per ridistribuire le risorse e per sollevare dal peso del fisco non solo i lavoratori dipendenti, ma anche i lavoratori autonomi e le imprese che soffrono un peso fiscale enorme. In Italia si evade ogni anno per 120 miliardi di euro, non possiamo arrenderci”.
“Questo significa ridurre il cuneo fiscale – ha proseguito Cuperlo – ed è chiaro che per farlo occorrono risorse, non possiamo prendere in giro gli italiani su questo. Ma io credo che far arrivare ai lavoratori in busta paga 50-100 euro in più e alleviare gli imprenditori e i lavoratori autonomi che fanno fatica a portare avanti le loro attività sia fondamentale per rilanciare il Paese”.

martedì 8 ottobre 2013

Gianni Cuperlo e il valore del lavoro


"O noi che siamo la sinistra, i progressisti, riusciamo a ricostruire un rapporto, un legame di senso tra il lavoro, il diritto al lavoro, il reddito, il diritto al reddito e il valore sociale del lavoro, la dignità di quel lavoratore o non lo faranno gli altri, che questo valore hanno calpestato."
Gianni Cuperlo

domenica 6 ottobre 2013

Cuperlo: “Ora è chiaro: segretario e premier separati”

Intervista di Daria Gorodisky a Gianni Cuperlo, Corriere della Sera, 06 ottobre 2013



«Se davvero dal Pdl emergerà una forza collocata nel campo del conservatorismo europeo, di impianto costituzionale e repubblicano, sarà un elemento positivo per il sistema politico e istituzionale. In parallelo, a noi questa novità impone di intervenire su due fronti: sostenere il governo con convinzione, anche incalzandolo sulle risposte alla crisi; e, con il nostro congresso, mettere mano alla riorganizzazione del campo di centrosinistra».

In fatto di riorganizzazione, ci sono due punti che Gianni Cuperlo, deputato e candidato dalemian-bersaniano alla prossima segreteria del Pd, vorrebbe incidere nella pietra: ancoraggio al bipolarismo e divisione di incarichi fra guida del partito e candidato alla presidenza del Consiglio.

Lei non vede un forte movimento verso il centro, un generale ritorno alla Dc?
«No, non penso che sia questo il destino del Paese. E credo che dobbiamo difendere il bipolarismo allontanando tentazioni centriste o neocentriste».
In che modo?
«Per quanto ci riguarda, credo che il nuovo centrosinistra non possa essere solo la somma di sigle esistenti o il ritorno a una coalizione che non ha vinto le ultime elezioni di febbraio. Il nostro congresso dovrà servire a definirne la natura e il profilo».
Qual è la sua proposta?
«Il nostro compito non può essere quello di avere un Pd più piccolo e più di sinistra. Al contrario, dobbiamo far confluire culture diverse dando a ciascuna lo stesso diritto di cittadinanza: sinistra, popolarismo, cattolicesimo democratico, ambientalismo, il pensiero delle donne… Serve questo per rilanciare il centrosinistra: mantenere i principi di sinistra, ma guardando avanti».
Un obiettivo già dichiarato molte altre volte…
«Sì, ma oggi la situazione complessiva ci offre delle chance in più. Questa crisi ha cambiato il Paese. Abbiamo perso 8 punti di Pil negli ultimi 6 anni, centinaia di migliaia di posti di lavoro, decine di migliaia di imprese. E non torneremo più quelli di prima. Quindi, abbiamo l’obbligo e l’occasione per ripensare e disegnare quella che sarà, per esempio, la nostra politica industriale dei prossimi 10-20 anni».
Qualche esempio concreto?
«Se non vogliamo perdere la siderurgia, abbiamo bisogno di nuovi criteri di sostenibilità. Oppure, quando parliamo di rivoluzione digitale, non possiamo non considerare che servono ricerca e formazione: settori sui quali la Germania ha aumentato gli investimenti del 15%, mentre l’Italia li ha diminuiti del 20. Ancora: la tutela di suolo e territorio è una leva di crescita, come lo è l’Expo».
A proposito di occupazione, non crede che il governo abbia peccato di leggerezza nella vicenda Telecom: nessun intervento per garantire l’occupazione di migliaia di lavoratori, né per salvare un settore di solito ritenuto strategico dagli Stati?
«Su questo il governo non può rinunciare ad avere un ruolo, non deve dare per scontato il meccanismo di cessione a partire da una revisione della legge sull’Opa».
Matteo Renzi è un suo rivale alle prossime primarie…
«La sua candidatura è un elemento di chiarezza. Ma ora non ci sono più equivoci: l’8 dicembre si terranno le primarie per eleggere il segretario del Pd e non per scegliere il prossimo candidato a Palazzo Chigi».
Che tipo di segretario?
«Un segretario a tempo pieno, che si dedichi soltanto al partito per l’intero mandato congressuale. Un segretario che non si chieda quanto il Paese ha bisogno di lui, ma se l’Italia ha bisogno di noi. Perché ormai è chiaro che la leva del governo non basta: non si cambia il Paese con un riformismo senza popolo. Le vere riforme hanno bisogno di un consenso dal basso».
Vede il nuovo Pd nel Pse?
«Non penso a una pura confluenza. Credo che, se davvero l’Europa è il nostro spazio politico, lì servirà un nuovo partito dei democratici e dei socialisti. La sinistra di prima, da sola, non è una risposta sufficiente».
Secondo lei la denuncia nei confronti di 5 saggi della commissione per le riforme deve comportare conseguenze nella commissione stessa?
«Credo che prima si debba capire bene di che cosa si tratta. Userei un criterio rigorosamente garantista, come sempre».

giovedì 3 ottobre 2013

Cuperlo: “Finita un’egemonia, il Pd lavori all’alternativa”

Intervista a Gianni Cuperlo di Maria Zegarelli – L’Unità

Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria Pd, parla di una «frattura senza ritorno» che si è consumata ieri nel Pdl. Nulla sarà mai più come prima, anche se l’evoluzione di questo strappo non è ancora completamente scritta. Secondo il parlamentare Pd è Silvio Berlusconi il grande sconfitto di questa ennesima giornata scandita dai colpi di teatro di un partito al cui interno è successo tutto e il contrario di tutto.

Il colpo di scena in Senato di Berlusconi è l`ammissione di una sconfitta?
«Direi che è stata la capitolazione di un leader che ha segnato più di chiunque altro la vicenda italiana dell`ultimo ventennio e che è giunto da tempo alla fine della sua parabola pubblica. In questo la giornata di ieri è uno spartiacque e non solo per la durata del governo che da un passaggio delicatissimo esce rafforzato. La novità riguarda la direzione che la crisi italiana è destinata ad assumere. In particolare l`impatto che la frattura della destra potrebbe avere su un sistema democratico scosso da un sentimento popolare di rifiuto. La capriola di Berlusconi nel voto di fiducia ha certificato la fine di una egemonia ventennale sulla sua creatura padronale. Penso davvero che egli non possegga più una sola parola che parli al presente o al futuro dell`Italia. E noi, per nessuna ragione, possiamo restituire un ruolo da interlocutore a chi ha violentato in modo sistematico le regole e la concezione liberale della democrazia».

È una nuova maggioranza quella che sostiene Letta o la riedizione di quella che c`era fino a qualche giorno fa?
«Impossibile dire che non è cambiato nulla. Per certi versi anzi può cambiare tutto. Al fondo la seconda Repubblica sta finendo assieme all`agonia del suo primo attore. La bancarotta del suo modello, di partito, di democrazia è sotto agli occhi».
Sarà un governo più forte, libero dagli ultimatum, o si ricomincerà a ballare?
«Questo dipenderà anche da noi e dalle condizioni che sapremo dettare. Ne indico due. La prima è il bisogno che questa novità coincida con un governo dotato della forza, politica e numerica, per aggredire alla radice il dramma sociale che scuote il Paese e ne mette a rischio la tenuta. Tradotto vuol dire che la nostra agenda di governo dovrà indicare per nome le questioni che riteniamo non più rinviabili a cominciare dal contrasto a diseguaglianze divenute immorali e a un impoverimento del ceto medio che ha messo in ginocchio la parte più offesa della società. La seconda condizione, dopo anni di una regressione civile e culturale, deve esaltare la dignità della persona che lavora, che un lavoro lo cerca o che ha smesso persino di cercarlo. Questo è il terreno dove, più che in passato, la sfida etica lanciata dal nuovo pontificato si salda coi fondamenti di una sinistra che ha il dovere di immaginare l`economia, i diritti, i rapporti di forza nello Stato e nel mercato, dopo la destra e la sua egemonia».
La nascita di un nuovo gruppo segna di fatto la fine del ventennio berlusconiano?
«Segna una frattura che mi auguro sia senza ritorno. Il punto è se, per la prima volta dalla nascita di questa destra, una sua componente si mette alla guida di un nuovo campo conservatore, in un solido ancoraggio repubblicano. È vero che Casini e Fini avevano già contestato il dominio di un Capo. Ma erano espressione di culture esterne al ceppo originario. Adesso invece può entrare in campo un`altra cultura che, pure se generata dentro l`imprinting di Arcore, rompe con quella matrice. Ci troviamo in una terra di mezzo. Tra un “prima” che non regge più di fronte alla crisi del sistema-Paese. E da qui, l`isolamento di Berlusconi da parte di interessi e poteri dell`economia, dell`informazione, e praticamente di tutte le agenzie di senso che orientano la grande opinione pubblica. E un “dopo” che potrebbe cambiare la natura degli eventi molto oltre i confini della cronaca. Penso che noi abbiamo il dovere di sostenere questa prospettiva con il rilancio di riforme nette nell`impatto che avranno su un sistema pervaso da rendite e incrostazione».
Non crede che questo segni l`inizio di un percorso che porta a un sistema proporzionale?
«Non lo so ma eviterei di perseverare nell`errore degli anni passati, l`idea che le regole fossero da sole in grado di plasmare il sistema politico secondo gli umori dei vari ingegneri elettorali. Ripeto, siamo di fronte a un fatto che potrebbe avere delle conseguenze profonde sull`assetto del sistema istituzionale e delle culture in grado di farci uscire da questa fallimentare seconda Repubblica. Quanto alla legge elettorale penso che valga l`impegno preso: si metta la riforma all`ordine del giorno delle Camere e si veda lì chi vuole davvero inchiodare il paese al suo passato».
Il Pd come esce da questa giornata che Letta ha definito storica?
«Come una forza popolare e responsabile, che ha retto compatta il tentativo di una spallata ai principi costituzionali. Per noi esiste un legame solido tra l`assetto del sistema politico e l`uscita dalla crisi che divora redditi e fiducia. L`idea che la politica sia l`ostacolo da abbattere è una sciagura prima di tutto sul piano culturale. Ma questo rende la funzione del nostro partito ancora più decisiva. E allora non si va avanti soltanto nel nome della stabilità. Si va avanti, e io penso che lo si debba fare sotto la guida autorevole di Enrico Letta, per parlare a tutti ma in particolare a quella parte che si trova oggi sull`orlo di una caduta, senza che partiti e istituzioni abbiano avuto la forza per garantire a milioni di persone, e a due generazioni di ragazzi, la speranza di un riscatto possibile. E bisogna farlo rivendicando il primato di una democrazia che dovrà ricostruire una trama di principi, a cominciare dalla legalità, slabbrati da anni di prepotenze».
Questo giro di boa mette in sicurezza il congresso e i tempi stabiliti?
«Me lo auguro per il bene del Pd. Se davvero siamo a un passaggio decisivo bisogna che noi per primi decidiamo, assieme, di sostenere con lealtà e incalzandolo l`azione del governo. E allo stesso tempo dobbiamo riaprire adesso, non tra un anno, quel cantiere dell`alternativa e di un  centrosinistra ampio e invaso dal meglio della società consapevole e dei movimenti, senza dei quali perderemmo di vista l`orizzonte di una grande partito democratico e della sinistra dopo la parentesi di oggi. Il nostro futuro è nelle nostre mani a cominciare dall`idea di Paese e dal modello di partito. Sono certo che nel congresso su tutto ciò sapremo dire parole di verità».