martedì 6 agosto 2013

Gianni Cuperlo: “non possiamo subire gli ultimatum del PDL, faremo la riforma elettorale con chi ci sta”


Intervista a Gianni Cuperlo, La Repubblica
04 agosto 2013


Cuperlo, ci sarà una manifestazione di piazza dei berlusconlani, Bondi minaccia la guerra civile, i parlamentari del Pdl annunciano le dimissioni…e il Pd sta a guardare?
«No, c’è piena coscienza della gravità di quello che accade. Il giudizio della Cassazione segna uno spartiacque e la destra lo affronta nel modo peggiore, calpestando il principio di legalità e il rispetto delle sentenze. Questo non è accettabile. Per quanto ci riguarda, nella massima solidarietà a Letta, noi siamo pronti a tutto. Una legge elettorale si può approvare in tempi rapidi. Siamo al governo e lo abbiamo sempre sostenuto con lealtà per aggredire l’emergenza sociale e fare alcune riforme essenziali. Se la destra vuole cambiare l’agenda con dichiarazioni e minacce incendiarie si assume la responsabilità di precipitare il paese in una crisi che nell’immediato sarebbe un tuffo nel vuoto».
Ma sono accettabili le condizioni poste da Berlusconi e dal Pdl, una riforma immediata della giustizia e la grazia?
«Per quanto riguarda la grazia e il modo improvvido in cui si è chiamato in causa il capo dello Stato è il termine stesso “condizione” a risultare irricevibile. Letta ha descritto nel suo programma quali riforme anche in materia di giustizia. Ma qui per riforma si intende legittimare la reazione scomposta della destra, allora la mia posizione è netta: non si manomettono in un colpo solo la Costituzione e lo Stato di diritto”.
Fino a che punto reggerete?
«La domanda non è quanto possiamo reggere. ll tema è capire sino a che punto questa maggioranza, in sé anomala e nata in condizioni di necessità, è in grado di fare fronte a una emergenza sociale esplosiva, e di farlo senza produrre uno strappo ancora più drammatico tra il paese e la democrazia. Sta qui la gravità di dichiarazioni irresponsabili che evocano scenari da guerra civile. Nel riaffiorare di quel sovversivismo dall’alto che ha segnato in altri momenti della storia d’Italia una deriva pericolosa e reazionaria. Ma devono sapere che quello è un fronte invalicabile».
E’ più importante salvare il governo per il Pd, anche a costo di perdere l’anima?
«Ma è esattamente l’opposto, il sostegno a questo governo nasce perché un’anima ce l’abbiamo e ci ha sempre spinto a mettere l’interesse del paese avanti a tutto. Noi non abbiamo stretto un’alleanza politica con la destra, se stiamo lì è per sbloccare i fondi della cassa integrazione in deroga, per dare fiato alle imprese, per scuotere l’economia, per fare alcune riforme essenziali e prima fra tutte una legge elettorale».
Alle urne subito o ci potrebbe essere un’altra maggioranza?
«Nelle condizioni attuali un’altra maggioranza non c’è ma questo non impedisce di trovare nel Parlamento i consensi necessari a cambiare la legge elettorale, perché la sola cosa impedita è tornare alle urne con queste regole. Letta sta facendo bene, ma lui per primo ha detto che non starà lì a qualunque costo. La realtà è che la sentenza della Cassazione consegna alla destra il dovere di una scelta: se separare la propria identità dalla parabola, politicamente conclusa, di Berlusconi o piegarsi ancora una volta a una logica del tutto estranea alle culture moderate e liberali e che scatena l’ennesimo assalto ai principi costituzionali. Questo è il passaggio rinviato da troppo tempo e che ora deciderà del destino della destra italiana».
Ce la farete a cambiare la legge elettorale?
«Ce la dobbiamo fare. E’ un impegno morale verso gli italiani».
In questa condizione si potrebbe congelare il congresso del Pd?
«Sarebbe un errore. Il congresso è la condizione per ricollocare il progetto nella società italiana e restituire a milioni di persone il senso di una speranza e di una riscossa collettiva».

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