domenica 6 ottobre 2013

Cuperlo: “Ora è chiaro: segretario e premier separati”

Intervista di Daria Gorodisky a Gianni Cuperlo, Corriere della Sera, 06 ottobre 2013



«Se davvero dal Pdl emergerà una forza collocata nel campo del conservatorismo europeo, di impianto costituzionale e repubblicano, sarà un elemento positivo per il sistema politico e istituzionale. In parallelo, a noi questa novità impone di intervenire su due fronti: sostenere il governo con convinzione, anche incalzandolo sulle risposte alla crisi; e, con il nostro congresso, mettere mano alla riorganizzazione del campo di centrosinistra».

In fatto di riorganizzazione, ci sono due punti che Gianni Cuperlo, deputato e candidato dalemian-bersaniano alla prossima segreteria del Pd, vorrebbe incidere nella pietra: ancoraggio al bipolarismo e divisione di incarichi fra guida del partito e candidato alla presidenza del Consiglio.

Lei non vede un forte movimento verso il centro, un generale ritorno alla Dc?
«No, non penso che sia questo il destino del Paese. E credo che dobbiamo difendere il bipolarismo allontanando tentazioni centriste o neocentriste».
In che modo?
«Per quanto ci riguarda, credo che il nuovo centrosinistra non possa essere solo la somma di sigle esistenti o il ritorno a una coalizione che non ha vinto le ultime elezioni di febbraio. Il nostro congresso dovrà servire a definirne la natura e il profilo».
Qual è la sua proposta?
«Il nostro compito non può essere quello di avere un Pd più piccolo e più di sinistra. Al contrario, dobbiamo far confluire culture diverse dando a ciascuna lo stesso diritto di cittadinanza: sinistra, popolarismo, cattolicesimo democratico, ambientalismo, il pensiero delle donne… Serve questo per rilanciare il centrosinistra: mantenere i principi di sinistra, ma guardando avanti».
Un obiettivo già dichiarato molte altre volte…
«Sì, ma oggi la situazione complessiva ci offre delle chance in più. Questa crisi ha cambiato il Paese. Abbiamo perso 8 punti di Pil negli ultimi 6 anni, centinaia di migliaia di posti di lavoro, decine di migliaia di imprese. E non torneremo più quelli di prima. Quindi, abbiamo l’obbligo e l’occasione per ripensare e disegnare quella che sarà, per esempio, la nostra politica industriale dei prossimi 10-20 anni».
Qualche esempio concreto?
«Se non vogliamo perdere la siderurgia, abbiamo bisogno di nuovi criteri di sostenibilità. Oppure, quando parliamo di rivoluzione digitale, non possiamo non considerare che servono ricerca e formazione: settori sui quali la Germania ha aumentato gli investimenti del 15%, mentre l’Italia li ha diminuiti del 20. Ancora: la tutela di suolo e territorio è una leva di crescita, come lo è l’Expo».
A proposito di occupazione, non crede che il governo abbia peccato di leggerezza nella vicenda Telecom: nessun intervento per garantire l’occupazione di migliaia di lavoratori, né per salvare un settore di solito ritenuto strategico dagli Stati?
«Su questo il governo non può rinunciare ad avere un ruolo, non deve dare per scontato il meccanismo di cessione a partire da una revisione della legge sull’Opa».
Matteo Renzi è un suo rivale alle prossime primarie…
«La sua candidatura è un elemento di chiarezza. Ma ora non ci sono più equivoci: l’8 dicembre si terranno le primarie per eleggere il segretario del Pd e non per scegliere il prossimo candidato a Palazzo Chigi».
Che tipo di segretario?
«Un segretario a tempo pieno, che si dedichi soltanto al partito per l’intero mandato congressuale. Un segretario che non si chieda quanto il Paese ha bisogno di lui, ma se l’Italia ha bisogno di noi. Perché ormai è chiaro che la leva del governo non basta: non si cambia il Paese con un riformismo senza popolo. Le vere riforme hanno bisogno di un consenso dal basso».
Vede il nuovo Pd nel Pse?
«Non penso a una pura confluenza. Credo che, se davvero l’Europa è il nostro spazio politico, lì servirà un nuovo partito dei democratici e dei socialisti. La sinistra di prima, da sola, non è una risposta sufficiente».
Secondo lei la denuncia nei confronti di 5 saggi della commissione per le riforme deve comportare conseguenze nella commissione stessa?
«Credo che prima si debba capire bene di che cosa si tratta. Userei un criterio rigorosamente garantista, come sempre».

Nessun commento:

Posta un commento